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venerdì 27 maggio 2011

La nostra libertà: lo spettacolo e il dibattito a Napoli

Libere al teatro per discutere di donne e femminismo

da Il Mediano.it di Mara Fortuna

Finalmente anche a Napoli è arrivato “Libere”, atto unico di Cristina Comencini, nato a Roma circa un anno fa e rappresentato da allora un po’ ovunque, università oltre che teatri, anche perché “Libere” è senza copyright. A Roma era andato in scena con Lunetta Savino e Isabella Ragonese con la regia di Francesca Comencini, sorella dell’autrice.

A Napoli, in un teatro Sannazzaro stracolmo, è stato rappresentato da Antonella Stefanucci e Chiara Baffi per la regia di Carlotta Cerquetti. L’iniziativa è stata presa dell’associazione culturale Tempolibero, presieduta da Clorinda Irace e dal movimento “Se non ora quando”. I contributi volontari lasciati dagli spettatori sono destinati alla Cooperativa “La Roccia”, una cooperativa sociale che attraverso le attività di una sartoria e di una legatoria aiuta donne e minori in difficoltà.
Chi ha lanciato l’iniziativa a livello nazionale è stata l’associazione romana Dinuovo. In rete si trova il suo documento-manifesto.

Il punto chiave è una domanda: come è potuto accadere che la grande forza delle donne italiane, che aveva sprigionato tanta soggettività politica e culturale, si sia di fatto adattata a godere di diritti e libertà soggettivi, rinunciando a misurarsi con la sfida della responsabilità politica? Il confronto con gli altri paesi europei fissa questo scarto e ci restituisce l’immagine di un paese fragile in cui le donne sono tenute ai margini dello sviluppo sociale e politico. Mentre in Europa i partiti conservatori e socialdemocratici hanno reagito alla crisi della rappresentanza, esplosa negli anni ‘60 e ‘70, aprendosi alle donne ed attuando un parziale ricambio delle classi dirigenti, in Italia tutto questo non è accaduto. Da noi si discute ancora delle quote rosa.

La proposta di Dinuovo è di creare una rete, tra tutte le associazioni, realtà piccole o piccolissime, singole donne, che concordano sulla necessità di aprire un dibattito su questi temi e sentono l’insostenibilità della situazione presente. Lo spettacolo “Libere” serve anche a questo.
“Libere” parla del femminismo e della situazione delle donne oggi in Italia. Parla di quello che il femminismo e la politica (che non l’ha mai accolto) non sono riusciti a fare. Due donne, una matura, con tre figli ormai grandi e un passato da femminista, e una giovane si incontrano, si capisce poi, nella sala d’aspetto di un ginecologo. La difficoltà di comunicazione iniziale lentamente si scioglie, quando nel dialogo, aperto e sincero, entrambe si riconoscono l’una nell’altra, scoprono le somiglianze, molto più significative delle differenze.

L’opera di Cristina Comencini ha il grande merito di provocare la riflessione e favorire il dibattito, cose diventate ormai molto rare, soprattutto su questi temi. Ogni rappresentazione, infatti, viene seguita da una discussione a cui sono tutti invitati a partecipare. Così, terminati gli applausi e accese le luci, introdotto da una breve ed efficace presentazione della Comencini, in sala sono iniziati gli interventi. Ha parlato la dott.ssa Papa, che ha ricordato come con l’80% dei medici obiettori la legge 194 non è realmente applicata e che con il taglio dei fondi ai consultori, operati negli ultimi anni, queste strutture sono state depauperate e costrette alla chiusura.

È intervenuta la prof.ssa Capobianco, che ha denunciato l’assenza totale a Napoli di luoghi dove è possibile per le donne incontrarsi e riunirsi. E a seguire sono intervenute tante donne, e qualche uomo, che hanno parlato dei problemi delle donne migranti, della violenza sessuale, del lavoro, dell’educazione dei figli, dei diritti che non sono stati acquisiti per sempre e che vanno difesi, mentre negli ultimi anni si è pericolosamente abbassata la guardia.

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